Approfondimento sulla terapia genica per l’emofilia A: il primo paziente trattato in Italia.

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Terapia genica per l’emofilia A: il primo paziente trattato in Italia.

La notizia è esplosiva e confermata. Un paziente con emofilia A è stato recentemente sottoposto al trattamento sperimentale di terapia genica presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. In estrema sintesi, con la somministrazione di un preparato innovativo i medici confidano di portare il livello di fattore VIII a livelli normali per almeno 3 anni.

La terapia genica è una tecnica che sfrutta dei vettori virali inattivati (ovvero resi innocui) per trasportare ll DNA e “correggere” il difetto genetico. Nell'emofilia il DNA del paziente ha degli 'errori' che impediscono di produrre nel modo giusto tutti i fattori necessari alla coagulazione. La terapia genica fa in modo di inserire nel paziente il DNA corretto, ripristinando quindi in questo caso la funzionalità del fattore VIII. Si tratta di una tecnica estremamente delicata e complessa, già impiegata per trattare pochissime altre patologie (ad esempio la ADA-SCID nota anche malattia dei 'bambini in bolla').

La professoressa Flora Peyvandi, responsabile dello studio clinico, dichiara che “Il primo paziente è stato trattato a inizio novembre e oggi, dopo quasi 4 settimane dall’infusione, è in buone condizioni e sta conducendo la sua vita regolarmente, senza alcun particolare problema. Lo staff del Centro Emofilia Angelo Bianchi Bonomi, in collaborazione con diverse altre Unità operative del Policlinico, ha partecipato all’organizzazione di tutte le fasi della procedura e sta monitorando il paziente settimanalmente".

Nel comunicato pubblicato il 5 dicembre sul sito web del Policlinico [ https://www.policlinico.mi.it/…/contro-lemofilia-la-prima-t…] si dà atto all’impegno di lavoro di squadra di team polispecialistico composto da medici internisti a ematologi, infermieri, farmacisti e anestesisti appartenenti a diverse Unità operative. A breve lo studio sarà esteso coinvolgendo anche immunologi ed epatologi.

La professoressa Peyvandi ha fornito ulteriori informazioni su questo importante studio. Le riportiamo in forma di domande e risposte.

In che cosa consiste la prima terapia genica sperimentata in Italia?

Il paziente sottoposto a terapia genica presso il Policlinico di Milano, presso l’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale Emostasi e Trombosi, è stato il primo paziente italiano a essere trattato con questa terapia in Italia. Lo studio clinico prevede naturalmente la collaborazione tra il nostro Centro Emofilia Angelo Bianchi Bonomi, che ha partecipato all’organizzazione di tutte le fasi della procedura, e diverse altre Unità Operative del Policlinico. Mi preme sottolineare che il paziente sta bene e viene monitorato settimanalmente.

Questa terapia è applicabile a quali soggetti?

Per ora è possibile applicare questa terapia a pazienti emofilici adulti maggiorenni, non a quelli pediatrici, ma solo con livelli molto bassi di FVIII (emofilici gravi) che non abbiano mai sviluppato inibitori.

Quali potrebbero essere gli effetti collaterali anche a lungo termine?

A distanza di quasi un mese dalla somministrazione della terapia si ritiene che il risultato conseguito sia sicuro. I dati preliminarmente raccolti in altri centri dove la terapia è stata sperimentata hanno finora dimostrato una espressione significativa del fattore VIII per una durata di almeno 3 anni, che dovrà essere verificata in futuro.

L’effetto collaterale più frequente e transitorio conosciuto è una lieve tossicità a livello epatico, probabilmente per la reazione del sistema immunitario del paziente che reagisce contro il vettore virale. Un problema risolvibile con terapia immunosoppressiva utilizzando del cortisone per un breve periodo di tempo. Per quanto riguarda la possibile tossicità a lunga durata, bisogna dire che in un altro studio clinico condotto dal Prof Nathwani presso UCL di Londra sull’emofilia B – con lo tesso tipo di vettore – non ha evidenziato alcuna seria problematica a distanza di 8 anni.

Il parametro da tenere sotto controllo è la tossicità a livello genetico, ovvero la remota possibilità che il vettore virale si integri nelle cellule epatiche e attivi degli oncogeni sviluppando un tumore. Sottolineo che i dati raccolti finora sono positivi e studi ulteriori saranno in grado di fornire maggiori conferme. Il metodo per verificare l’eventuale integrazione genomica è l’esecuzione di una biopsia epatica. Due pazienti negli USA hanno già eseguito la biopsia e si attendono i risultati delle analisi.

Alla luce di questi risultati cosa cambia per il trattamento dell'emofilia?

Cambia veramente tanto nella vita del paziente! Con questa nuova terapia sembra sia possibile trattare il paziente con una sola iniezione endovenosa nell’arco di almeno 3 anni e mezzo. La speranza è che l’effetto duri molto più a lungo. Bisogna considerare che con le terapie attuali sono necessarie 2-3 iniezioni endovenose di concentrati di fattore VIII a settimana (poco meno nel caso di concentrati long-acting) oppure una iniezione sottocutanea di farmaci non sostitutivi una volta alla settimana. Con la terapia genica l’espressione di fattore VIII rimante costante nel tempo e non ha alti e bassi; in questo modo il paziente può affrontare in modo più sicuro le diverse attività quotidiane.

Quali sono i costi della terapia genica, per la sanità e per il paziente?

Ancora non lo sappiamo. Ribadisco che stiamo parlando di uno studio clinico sperimentale. Quando tutti gli studi richiesti dalla normativa sanitaria saranno completati, e la terapia potrà essere immessa sul mercato, ovviamente i costi dovranno essere accettabili per permettere al maggior numero possibile di pazienti di beneficiare dei risultati ottenuti. Non sarà facile dare un valore alla terapia genica e comunque occorrerà considerare la comparazione con i costi sanitari complessivi relativi ai trattamenti e ai farmaci attualmente garantiti dal nostro Servizio Sanitario Nazionale.

 

Per consulenze e maggiori informazioni é possibile contattare la professoressa Peyvandi ai seguenti recapiti: ‪+39 - 02/50320727‬ - flora.peyvandi@unimi.it

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